Da Quito, dove alloggiamo, è molto facile raggiungere Otaválo, paese famoso per il suo vasto e ricco mercato indigeno.
Complice il periodo dell’anno (la seconda metà di aprile) o per chissà quale altra combinazione fortuita, abbiamo la possibilità di mescolarci a una folla esclusivamente indigena.
Eravamo arrivati a Otaválo la sera precedente, dopo un viaggio non lungo in autobus. Tre ore passate ad osservare i passeggeri che salivano con i loro fagotti e ad ascoltare il loro chiacchierio.
L’Hostal di Doña Esther (il nome mi aveva subito ispirato simpatia ed aveva influito nella scelta) mantiene la promessa di essere un luogo raccolto, molto curato e delizioso nelle tenere decorazioni di fiori e uccelli che contraddistinguono le porte delle camere, affacciate su una balconata dai parapetti di legno azzurro. Una piacevole e calda sensazione di essere giunti in un luogo familiare, accresciuta dal tepore della stanza da pranzo, un rifugio luminoso dove ritrovarsi sfuggendo al buio della notte. Tra la sala da pranzo e la scala di legno che sale alle camere l’acqua della piccola fontana nel patio inumidisce gorgogliando delle belle piante rigogliose.
La mattina seguente il mercato ci appare in tutta la sua vastità. Decine e decine (centinaia?) di bancarelle vendono soprattutto tessuti coloratissimi, ponchos e cappucci di lana, cinture tessute a telaio, camicette bianchissime dalle corte maniche a sbuffo, impreziosite da ricami colorati e una quantità incredibile di orecchini e delle tipiche collane a più giri di minuscole perline dorate che tutte le indigene otavaleñas indossano. Una bancarella vende più preziose collane di corallo. Una profusione di rosso che interrompe la gamma dei colori indigeni. Davanti sosta sempre qualche ragazza estasiata che guarda quella meraviglia scambiando risolini impacciati con le amiche.
Ci addentriamo per ore nel dedalo delle bancarelle, seguendo improbabili percorsi, perdendo l’orientamento e ritornando più volte sui nostri passi. Non siamo mai sicuri se siamo già passati davanti a quella bancarella, o se è solo l’ennesima replica di banchi tutti simili, stracolmi di mercanzia. Unico punto di riferimento sicuro è il venditore di corallo, con il suo straripante banchetto.
Il mercato è ordinato, tranquillo, ma la quantità delle persone, la curiosità per tutto quello che vediamo, l’eccitazione che danno colori e voci dei venditori, il camminare tra la folla per ore ci fa sentire stanchi. Ci decidiamo per una sosta in un locale dal quale continuare a guardare un ininterrotto via vai soprattutto femminile: gruppetti di ragazzine che nascondono la timidezza ridendo tra loro, ragazze solo un poco più grandi già con i neonati avvolti negli scialli e donne più anziane cariche di acquisti.
L’abbigliamento delle donne contraddistingue i diversi gruppi indigeni : alti cappelli di feltro ornati da piume o cappelli più semplici, di foggia europea; gonfi strati di gonne multicolori o la raffinata eleganza delle indigene di Otaválo che le distingue dalle altre, nella loro lunga gonna nera aperta da uno spacco che lascia intravedere il bianco della sottogonna stretta in vita da una fascia. Le otavaleñas non indossano goffe maglie di lana ma camicette bianchissime adorne di pizzi e numerosissimi giri di perline dorate al collo. I capelli nerissimi e raccolti in lunghe code mettono in mostra gli immancabili orecchini d’oro. Piccole di statura e di corporatura delicata, sembra che sfiorino il terreno con le leggere calzature di stoffa nera. Nella notte ha piovuto e le strade dentro e intorno al mercato sono bagnate, ma nessuna macchia di fango sporca le loro gonne né sul candore delle camicette restano i segni dei fagotti che portano sulle spalle.
E’ già tardi quando decidiamo di andare a dare un’occhiata al mercato del bestiame, poco fuori il paese, al di là del fiume. Gli ultimi acquirenti stanno attraversando il ponte che porta al centro di Otaválo, trasportando polli dalle zampe legate e spingendo maialini riottosi. I pochi venditori rimasti si sono già radunati sotto la tettoia che protegge dalla pioggia che ha ricominciato a cadere, addensandosi intorno a un tavolaccio pieno di bottiglie di liquori di dubbio aspetto e non fanno più caso agli ultimi visitatori che si aggirano nel fango.
Non c’è più nulla da vedere, meglio ritornare all’Hostal di Doña Esther.
Sul mercato di Otavalo puoi leggere anche:
"Sono ad Otavalo, cittadina situata a nord di Quito nota al mondo intero per il suo mercato tessile, uno dei più importanti – se non il più importante – di tutta l’America Latina.
Sto parlando del mercato degli Otavalos, l’etnia amerindia che ha saputo imporsi, grazie al suo lavoro e al senso del commercio, sull’infame destino ..."
Informazioni utili
Da Quito partono tutti i giorni numerose corriere per Otavalo. Gli alberghi di Quito possono dare informazioni su orari e modalità per raggiungere il Terminal più vicino.
Il mercato di Otaválo è il più grande del paese e merita una visita, possibilmente di buon mattino e non di sabato, giorno in cui sono più frequenti gli arrivi dei pullman dei viaggi organizzati.
L’Hostal di Doña Esther si trova in Juan Montalvo 4-44 y Bolivar, vicino alla piazza centrale ed è raggiungibile a piedi dalla fermata delle corriere. Prezzi, informazioni e contatti sul sito dell’hotel www.otavalohotel.com