Il viaggio verso Baños mi fa fare un tuffo nel cuore più autentico dell’Ecuador. Il pullman corre attraverso villaggi indifferenti ai gruppi di turisti che vi passano incuriositi, sbirciando le case, gli abiti delle donne, lo stile di vita che, con qualche tocco di modernità, sembra essere rimasto fermo nel tempo. Povere case, donne dalle gonne colorate, capre. E anche il paesaggio fa la sua parte.
Le Ande non sono molto alte qui, ma hanno un fascino difficile da descrivere ma che non fa stancare di guardarle, senza staccare mai gli occhi dai finestrini, perché ogni curva della strada offre un’immagine, un’emozione diverse. Le montagne assumono forme e, soprattutto, colori che rimangono nel cuore. A volte di uno strano colore giallo verde, a volte scure, sempre a perdita d’occhio, con un ininterrotto profilo che va verso l’infinito.
Non ci si stanca a viaggiare, anche per ore, in questo paesaggio. Anzi, la sensazione che ne ricevo è di grande serenità, come se la natura prendesse il sopravvento sulle attività umane e imponesse i suoi ritmi, il suo silenzio, non scalfito neppure dalle raffiche di vento ineguali, che spostano grandi nuvole, infilandole per i canaloni o tra le cime delle montagne con effetti irreali. Si passa dalla nebbia più fitta ad una improvvisa schiarita e allora ci si accorge che la strada è salita, si è elevata sopra le nuvole che ora si vedono di fianco o sotto di noi, quasi enormi batuffoli di cotone che riempiono gli avallamenti tra i monti con forme fantastiche, che al calar della sera fanno sorgere pensieri meditabondi nei viaggiatori silenziosi.
E’ una giornata grigia, a tratti piovigginosa. L’umidità è palpabile. Me è la caratteristica dell’Amazzonia, verso cui ci stiamo dirigendo. Quando arriviamo la pioggerella cade sottile e una grande nuvola scende fino all’altezza del nostro albergo, nascondendo in parte la cascata che sbuca dalla parete della montagna di fronte.
Ci fermiamo all’Hotel Sangay, appena rimodernato, che accoglie generosamente il nostro gruppo di giornalisti con il calore dell’ospitalità cordiale dei suoi gestori e di camere accoglienti.
Baños è famosa per le sue terme e tutti i miei compagni di viaggio si lasciano tentare: infilato l’accappatoio attraversano la strada che separa l’albergo (in comodissima posizione) da Las Piscinas de la Virgen, lo stabilimento termale più famoso della città, dedicato alla Virgen de Agua Santa, patrona di Baños e che, unico in città, permette di rilassarsi in una vasca di acqua calda (che sgorga nell’ojo del agua, l’occhio dell’acqua, direttamente dalle falde del vulcano Tungurahua) dopo essere passati per quelle dell’acqua fredda e di quella tiepida. Un vero percorso di sensazioni piacevoli ed estremamente rilassanti che, volendo, gli ospiti dell'Hotel Sangay possono ritrovare nella zona benessere che l'hotel mette a disposizione.
Io preferisco rimanere un po’ sola e dare una prima occhiata alla città, ma è ormai troppo buio per le esplorazioni. Mi limito a guardare (un po’ pentita della mia scelta) i vapori che si innalzano oltre i muri delle terme e a stupirmi di due strane guglie azzurre che si stagliano contro il cielo nero della notte. Sono i campanili illuminati della Basilica de Nuestra Seňora de Agua Santa, benefica dispensatrice di molti miracoli a chi si trova nei peggiori pericoli, come testimoniano i numerosi ex voto appesi alle pareti della chiesa o raccolti nel piccolo museo adiacente.
L’indomani scopro che la facciata della chiesa è di pietra vulcanica, che le da un aspetto severo, quasi triste con quel suo colore scuro. L’interno rivela invece una decorazione luminosa, alla cui luce si possono leggere le mirabolanti storie dei graziati dalla Vergine. L’annesso santuario è meta di un popolare pellegrinaggio e nel suo museo raccoglie le testimonianze, anche molto lontane nei secoli, della storia degli abitanti di questi luoghi, vissuti sotto la minaccia delle terribili eruzioni del vulcano che li sovrasta, ma anche beneficati dalle proprietà delle acque che sgorgano dai fianchi della “gola di fuoco”, come gli indigeni chiamano il Tungurahua.
Delle opportunità che Baños offre ai turisti (anch'io ho provato qualche inattesa emozione) ve lo racconterò nel prossimo articolo.