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A Capo Horn con una crociera indimenticabile

28.06.2012 // I viaggi di...

monumento a Capo Horn

Ci imbarchiamo a Punta Arenas sulla nave da crociera Stella Australis con un po’ di emozione.  La meta, Capo Horn, è mitica, ricca di suggestioni .  Le tappe previste durante la crociera promettono  un  contatto impareggiabile con la natura dell’estremo sud americano.

So che nei prossimi giorni l’organizzazione, per quanto perfetta, dovrà fare i conti con gli eventuali imprevisti della natura, la vera padrona di questa breve navigazione.  Riusciremo a sbarcare a Capo Horn, la meta che ho sognato per tutto il tempo in cui ho organizzato questo viaggio in Patagonia?
Ci  aspettano quattro indimenticabili giorni lungo le coste e le insenature più meridionali del continente, ma la bellezza della rotta farà volare il tempo e ci condurrà a Ushuaia senza un solo momento di noia.

Le formalità dell’imbarco vengono condotte dal personale della compagnia velocemente e con grande cortesia verso i viaggiatori, accolti e  accompagnati personalmente alla propria cabina. Qui ci accoglie un’atmosfera piacevolmente raffinata.  Musica di sottofondo,  un grande letto incredibilmente soffice, un bagno ricco di omaggi e comodità degne di un albergo di lusso. E una grandissima finestra dalla quale guardare verso l’orizzonte quando, stanchi al rientro dalle escursioni, sarà piacevolissimo sdraiarsi sul letto in attesa della chiamata per  la cena.

Le aspettative non verranno deluse. Efficienza e gentilezza sono  le caratteristiche del personale di bordo e delle bravissime guide che ci  accompagnamo sempre a terra, suddivisi per gruppi linguistici. Noi ci uniamo al gruppo di lingua spagnola e abbiamo la fortuna di avere come guida un  giovane studioso in scienze naturali che con grande passione ci fa notare la grande varietà di piante (a volte semplici muschi, interessantissimi a suo dire) che incontriamo sul nostro cammino.

Ogni sbarco regala sempre nuove sorprese ed emozioni diverse. Dalle passeggiate nella tundra ricoperta di torbiere, alla navigazione in gommone intorno agli isolotti di Tuckers, per ammirare gli uccelli che nidificano tra le  rocce, all’avvistamento ravvicinato  di pinguini e leoni marini.  Il  ghiacciaio Pia lo raggiungiamo attraversando un tratto di mare dall’acqua resa densa dal gelo e cosparso di blocchi di ghiaccio che urtano con tonfi  sordi i bordi dei  nostri gommoni, facendoli scricchiolare e regalandoci  brividi di ansia. Altri ghiacciai li vedremo  allungarsi  verso il mare lungo la Rotta dei Ghiacciai, ammirandoli uno dopo l’altro, uno più bello dell’altro, dal ponte della nostra nave, uscendo e rapidamente rientrando, con il viso e le mani gelati dal vento.

Finalmente un mattino, di buon’ora per sfruttare la calma del mare in una giornata dall’umore variabile, eccoci in visto di Capo Horn. A tratti il vento diventa più  forte, il cielo si scurisce e  comincia a piovere.  Poi, in brevissimo tempo, spunta un pallido sole, che riscompare quasi subito. Un’alternanza tipica di queste latitudini. Lo sbarco sulla stretta spiaggetta sassosa di Capo Horn avviene rapidamente. Ci arrampichiamo sulla ripida scala di legno infradiciata di pioggia ed eccoci, finalmente!

In lontananza si staglia contro le nuvole grigie il famoso monumento ai marinai morti nel tentativo di doppiare questo capo: rappresenta un albatro, l’uccello che  porta sulle sue ali le anime degli sfortunati  naviganti.
Preferiamo visitare prima il faro, guardare sotto di noi il mare di Drake, novecento chilometri di acque gelide e tumultuose che ci separano dall’Antartide. Il vento è diventato tanto forte da farci barcollare. Ma sono felice di essere qui. Ho avverato un sogno. Sono giunta alla Fine del Mondo! 

Ora ci dirigiamo al promontorio del  monumento lungo uno stretto sentiero reso scivoloso dalla pioggia intermittente. Ma anche il sole non rinuncia a ricomparire di tanto in tanto tra i nuvoloni neri e tra pioggia e vento ecco la sorpresa di  un arcobaleno fantastico. E’ la prima volta che vedo l’arco completo, da suolo a suolo. Un arco bellissimo, che  unisce due isolotti di questo piccolissimo arcipelago sperduto nell’oceano. Un tocco brillante di colori lucenti contro il grigio del  cielo e della terra. Piove, spunta il sole, tira vento.  Mi stringo al viso il cappuccio imbottito e mi sento felice.

Prima di arrivare a Ushaia ci aspetta un piccolo angolo di paradiso. Con incredibile fortuna  sbarchiamo nella baia di Wulaia  in una giornata di tiepido sole.  La baia è protetta dagli isolotti che la chiudono, creando un riparo contro i venti. Il mare, calmo, è di un azzurro intenso, i colori della rada vegetazione sono nitidi, forti.  In piedi, vicino al cippo che ricorda il passaggio del capitano Fitzroy comandante del Beagle, la nave sulla quale navigò Darwin che sbarcò in questa baia nel gennaio del 1833, ci lasciamo incantare da tanta bellezza. Degli uccelli neri (che siano dei condor?) volteggiano sopra di noi, senza paura.

Un’esperienza indimenticabile. Felicemente indimenticabile. Da vivere almeno una volta nella vita.

www.australis.com
 

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28.06.2012 by Mariella Moresco
Paese: Cile
Viaggio in Cile
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