La gastronomia è un elemento sempre più importante come attrazione turistica. Sempre più spesso paesi dal già forte richiamo turistico così come paesi più deboli turisticamente fanno leva sulla propria specificità culinaria per aumentare l’afflusso di visitatori.
In autunno si sono avuti diversi festival gastronomici, specie nell’area caraibica. Chef locali, affiancati da nomi di fama internazionale si sono “dati battaglia” nelle cucine di grandi alberghi, deliziando il palato dei fortunati ospiti ma anche offrendo al più vasto pubblico, che ha seguito questi eventi tramite la stampa, la possibilità di conoscere ingredienti e modalità di cottura di cibi tipicamente locali. E se è vero che la gastronomia è una parte (e non secondaria) della cultura di un popolo, si può dire che questi festival culinari hanno contribuito ad aumentare la nostra conoscenza per lo meno delle abitudini quotidiane di paesi di cui a volte conosciamo solo le bellezze naturali.
Un paese decisamente poco conosciuto dal turismo italiano è il Suriname, dalla storia e cultura caraibica nonostante la sua posizione geografica continentale a nord del Brasile, tra la Guyana francese e la Guyana inglese.
Qui si è tenuto a settembre l’ Amazon Flavors (Sapori dell’Amazzonia), la sfida che ha visto impegnati i partecipanti nella preparazione del miglior piatto cucinato con ingredienti tipicamente ed esclusivamente amazzonici.
Perché altrove si valorizzano gli ingredienti locali e in Suriname no? - si è chiesto Arnold Fredrik, capocuoco del lussuoso albergo Bergendal. Da qui l’idea di promuovere la cucina locale con un concorso che valorizzasse, secondo le sue parole, “la quintessenza dei piatti del Suriname”. Un compito più interessante di quanto possa sembrare, dato che il paese è un crogiuolo di etnie e culture, meta per secoli di emigranti di ogni parte del mondo che, naturalmente, vi hanno portato culture, tradizioni e abitudini culinarie.
L’evento si ripeterà negli anni a venire e promette di diventare un appuntamento imperdibile non solo per gli addetti ai lavori, grazie anche alla superba collocazione della struttura che lo ospita: il Bergendal, un magnifico lodge immerso nella foresta amazzonica, sulle rive del fiume Suriname, che offre camere affacciate sull’acqua o sospese su piattaforme, con verande da cui toccare le cime degli alberi.
I piatti migliori? Difficile scegliere per la giuria. Un sicuro successo è stato ottenuto da un menu che prevedeva cocktail e piatti dai nomi decisamente esotici. Per iniziare un sorso di Split Decision prima dell’assaggio di un salmone banban, per arrivare al piatto forte: moksi-alesi.
Vediamo un po’ meglio cosa è stato servito. Lo Split Decision è una bevanda a base soprattutto di rum (e non poteva essere altrimenti, a queste latitudini!), ma anche di liquore di melone, maraschino, succo di ananas e di arancia, soda e lime, il dolce limoncino verde.
Passiamo agli altri piatti. Il salmone è stato preparato con una salsa a base di soia, sesamo, peperoncino dolce e burro di arachidi, mentre il misterioso moksi-alesi è un piatto tipico del Suriname, una specie di paella spagnola. Il nome significa “riso misto” e il riso è la base, diversamente preparata, alla quale aggiungere gli ingredienti più svariati: verdure, pesce, carne di vario tipo, prosciutto, anche tutti insieme per un piatto più ricco. L’aggiunta di latte di cocco durante la cottura può dare una maggiore delicatezza di gusto.
L’idea forse non è particolarmente originale, ma l’accostamento di ingredienti così diversi ne fa veramente un piatto ricchissimo e dal sapore delizioso. E soprattutto … tipicamente surinamese!