Santiago de los Caballeros de León (conosciuta semplicemente come León) è una delle antiche capitali coloniali del Nicaragua, all’epoca in perenne competizione con Grenada posta sulle rive dell’omonimo lago, prima che per far terminare il conflitto a metà ‘800 venisse dichiarata capitale Managua.
Attualmente, con i suoi oltre 150.000 abitanti è la seconda città del paese dopo la capitale. Centro industriale e commerciale, è anche il polo intellettuale del Nicaragua con la sua università fondata nel 1813.
La sua posizione, però, non è sempre stata l’attuale. La vecchia León sorgeva a una trentina di chilometri di distanza e oggi se ne possono vedere le rovine. Fondata nel 1524 da Francisco Hernandez de Cordoba nei pressi del lago Xolotlán (lago di Managua) e del vulcano Momotombo, conobbe un periodo di grande ricchezza grazie al flusso di oro proveniente anche da altri paesi delle colonie spagnole che qui veniva cambiato e ai commerci dei suoi ricchi mercanti. Durante l’eruzione del 1610 la popolazione fuggì, abbandonando la città che venne successivamente sepolta dalle ceneri e dalle pietre vulcaniche lanciate dal Momotombo.
León Viejo (questo è il nome dei resti di questo primo insediamento) venne “scoperto” dopo vari secoli e gli scavi per portare alla luce i suoi resti iniziarono solo nel 1999. Nel 2000 il sito venne dichiarato Patrimonio Unesco.
Gli scavi fecero rivivere una delle tante pagine oscure della colonizzazione spagnola. Il fondatore di León, considerato lo “scopritore” del Nicaragua, fu sospettato di tradimento e fatto decapitare da Pedro Arias Dávila, governatore del Nicaragua. La sua testa rimase a lungo infilata su una lancia e lasciata in una delle strade più frequentate della città come ammonimento. Al suo interno fu posta una candela, trasformandola in una macabra lanterna, prima di venire inumata insieme al corpo nella Iglesia de la Merced, la stessa chiesa dove cinque anni più tardi venne seppellito il suo assassino. Ora i resti dei due conquistatori sono sepolti nel Memoriale dei Fondatori, eretto nella antica piazza principale.
Il parco archeologico di León Viejo è ben tenuto, con cartelli esplicativi e la presenza di guide.
La nuova città di León, che presenta ottimi esempi di architettura coloniale spagnola, si identifica con la sua imponente Basílica Catedral de la Asunción de la Bienaventurada Virgen María, la più grande cattedrale del Centroamerica che fu edificata nella prima metà del ‘700, cui seguirono successivamente le due torri campanarie. Il suo stile barocco, neoclassico, eclettico (con elementi gotici, rinascimentali e mudejar, in cui si manifesta l’influenza araba spagnola) è il simbolo della cultura eterogenea del paese, in cui confluiscono tradizioni di civiltà tra loro diversissime.
All’epoca della sua costruzione la nuova cattedrale rappresentò la modernità delle idee illuministiche che dall’Europa giungevano fino nelle lontane colonie spagnole e che si insinuarono stilisticamente tra le linee barocche della facciata con elementi neo-classici. Più ascetico l’interno, in cui dilaga la luce naturale. La sua mole massiccia ha preservato la cattedrale dai frequenti terremoti che scuotono il Nicaragua e che anche di recente (10 aprile 2014) hanno provocato danni ai resti coloniali di León Viejo.
Il ricordo dei sanguinosi attacchi dei pirati contro la città, molto vicina alle coste dell’oceano Pacifico, è mantenuto vivo dai tunnel sotterranei che collegano la cattedrale ad altri antichi edifici e che in parte sono percorribili dai visitatori.
La cattedrale custodisce l’eredità culturale non solo della città ma di tutto il Nicaragua. Nelle sue cripte sotterranee sono infatti sepolti uomini illustri, tra i quali il poeta Rubén Darío, padre della moderna poesia nicaraguense e il poeta Alfonso Cortés, di cui sono incisi dei versi su una targa sopra la sua tomba.
“El tiempo es hambre y el espacio es fríoorad, orad, que sólo la plegaria puede saciar las ansias del vacío.
El sueño es una roca solitaria en donde el águila del alma anida:soñad, soñad, entre la vida diaria”.
León è anche la città natale del poeta Rigoberto López Pérez, che qui perse la vita nel riuscito attentato del 1956 contro il dittatore Anastasio Somoza García.