In Bolivia si snoda la Ruta Jesuítica, un percorso turistico organizzato per ammirare dei piccoli gioielli di arte sacra, perfettamente conservati e restaurati e che ancora assolvono alle funzioni del culto.
Si tratta delle chiese di sette villaggi guaraní, tutte opera del musicista e architetto svizzero Martín Schmidt, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco già da un ventina d’anni. (su un altro patrimonio culturale indigeno: Gli Yarituses ballano con San Piero e Paolo)
La zona dove visitare queste preziose testimonianze del passato coloniale è quella della Chiquitanía, circa 200 chilometri a nord di Santa Cruz, verso il confine con il Brasile. Qui, oltre alle chiese protette dall’Unesco, ve ne sono diverse altre, a testimonianza della presenza capillare dei missionari gesuiti in questa zona, all’epoca considerata selvaggia e che diventò un punto di eccellenza dell’educazione musicale degli indigeni.
Abbiamo già parlato della diffusione all’epoca e della permanenza ancora ai nostri giorni nella cultura quotidiana delle popolazioni guaranì della musica barocca, specialmente quella del grande compositore italiano Domenico Zipoli, suonata per secoli anche dopo la chiusura delle misiones e i cui testi sono ricomparsi da una quarantina d’anni in modo veramente romanzesco (Il barocco italiano nell'Amazzonia boliviana).
Partendo da Santa Cruz, si raggiunge la più antica delle missioni, fondata alla fine del ‘600: San Javier, dalla bella chiesa riccamente ornata di intagli in legno e decorazioni colorate che ricoprono le pareti e il tetto delle navate. La tappa successiva ci porta a Concepción de la Virgen Maria, il cui restauro è terminato una trentina d’anni fa e che ora si presenta con le belle colonne intagliate della sua torre campanaria e le pitture originali degli artisti locali.
Dopo una visita a San Ignacio, che conserva solo parte degli interni originali, si raggiungeranno San Miguel e San Rafael, entrambe con ricche decorazioni pittoriche della facciata, e Santa Ana, la penultima chiesa fondata prima dell’espulsione dei gesuiti dall’impero spagnolo. Dal grande tetto a capanna, è quella dove si esprime con maggiore libertà la creatività degli artisti indigeni.
Il barocco meticcio, lo stile architettonico delle chiese delle missioni, è il risultato della trasposizione del barocco europeo nelle zone più isolate delle colonie, come la Chiquitanía, una zona racchiusa dalla selva, dove era ancora scarsa la presenza di architetti e dove, di conseguenza, il gusto indigeno poteva influenzare anche i costruttori europei. Una influenza che si manifestò soprattutto nelle ricche decorazioni murarie, nelle grandi colonne intagliate in legno, nei pulpiti, negli altari dorati e intagliati
La Ruta Jesuitica termina alla missione di San José de Chiquitos, una tra le più antiche, rimasta sul luogo del suo primo insediamento. La città, come anche gli altri paesi toccati dal giro turistico, è particolarmente tranquilla, con larghe strade polverose dove passano uomini a cavallo e una piazza dove riposarsi, lasciando passare il tempo. Anch’essa polverosa, ma … “encantadora”.