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Il barocco italiano nell'Amazzonia boliviana

04.06.2011 // Bolivia

giovane indigeno con violino

Sulla cultura della Chiquitania  leggi: Gli Yarituses ballano con San Pietro e Paolo  e  Le Chiese della Chiquitania

 

Lo sapevate che la musica barocca italiana è studiata ed eseguita ogni giorno da migliaia di giovani indigeni guaranì in una ventina di scuole dell'Amazzonia boliviana, dove si tiene anche un festival di musica rinascimentale e barocca?

Siamo nella Chiquitania, una regione dove sono accadute molte cose sorprendenti, a cominciare dal suo nome, frutto di un errore degli spagnoli. Il suo antico nome era Llanos de Chiquitos, pianure dei piccolini, perchè i primi spagnoli che vi arrivarono furono tratti in inganno dalle porte di ingresso delle capanne indigene: bassissime, poco più di mezzo metro, e così pensarono che vi abitassero dei pigmei. Tutto il contrario, gli indigeni di quelle zone erano più alti della media degli spagnoli dell'epoca, ma le loro porte erano così basse per mantenere costante la temperature delle capanne e per difendersi meglio dai giaguari e dai puma.

Successivamente i gesuiti, arrivati in queste terre allora ancora considerate selvagge, costruirono le misiones, villaggi dove venivano raccolti i convertiti, sottratti alle razzie dei cacciatori di schiavi. Nella Chiquitania le sette missioni gesuitiche giunsero a ospitare fino a 12.000 indigeni, affascinati dalla bellezza della musica sacra barocca, che impararono a suonare e cantare con notevole bravura, accompagnati da strumenti fabbricati da loro stessi. La musica era un linguaggio privilegiato di comunicazione tra gesuiti e indigeni, tanto che i biografi dell'epoca chiamavano questi villaggi, o reducciones, sparsi tra Bolivia, Paraguay, Brasile e Argentina, "La Nazione Musicale dei Gesuiti"

Ma la nostra storia comincia molto più tardi, circa tre secoli dopo. Erano rimaste molte testimonianze di questa splendida fioritura musicale, di come veniva eseguita, degli strumenti utilizzati e fabbricati dagli stessi guaranì, ma non era mai stata ritrovata alcuna partitura fino a quando, nel 1972, un gesuita svizzero, architetto, che si stava dedicando al restauro della chiesa di San Rafael de Chiquitos, si imbatté in una stranezza: le misure esterne non coincidevano con quelle interne.

Incuriosito, abbatté una rozza parete di adobes, i tradizionali mattoni di fango essicati al sole, e scoprì una vera e propria camera del tesoro: migliaia e migliaia di partiture e decine di strumenti musicali, molti dei quali costruiti dalle comunità indigene chiquitane, tra cui una tromba di quasi due metri di lunghezza.
Molte di queste partiture erano di Domenico Zipoli, un musicista italiano che, prima di farsi gesuita e partire missionario per il Sudamerica dove morì a soli 38 anni, studiò a Napoli con Scarlatti, diventando successivamente organista alla chiesa del Gesù in Roma, un incarico di grande prestigio.

Presto il suo lavoro divenne celebre dal Paraguay fino al Perù dove il vicerè sollecitò le sue composizioni.
Come scrisse all'epoca un suo estimatore: "Chi abbia ascoltato anche una sola volta la musica di Zipoli mai troverà altro di così eccelso, come chi gusta per la prima volta il miele selvatico e trova tutto l'altro cibo insignificante".
Purtroppo i manoscritti originali della produzione sudamericana di Zipoli furono distrutti come migliaia di altri documenti e opere d'arte durante e dopo l'espulsione dei Gesuiti nel 1767.

Da quel lontano viaggio di Zipoli ha inizio questa nostra storia così sorprendente. Dopo secoli di oblio della sua produzione americana, nel 1966 il musicologo cileno Samuel Claro rintracciò in questa regione dell'Oriente boliviano, all'epoca isolata dal resto del paese, alcuni frammenti delle sue opere che, per quello che appariva, furono copiate e inviate per mezzo di messaggeri in quelle nuove missioni.

Oggi, nel cuore dell'Amazzonia, si trova un ricchissimo archivio musicale e un laboratorio di restauro, funzionano scuole di musica e laboratori di liuteria e dal 1996 ogni due anni viene organizzato un Festival internazionale di musica barocca e rinascimentale. Quella che per secoli è stata una passione che i guaranì hanno conservato, ricordando gli insegnamenti di quegli antichi padri gesuiti e tramandando a memoria la loro musica, è diventata una fonte di sviluppo culturale e di sviluppo economico.

Le bellissime chiese delle reducciones, decorate e scolpite con motivi che uniscono gli elementi dell'arte e della religiosità barocca europea a quelli della cultura indigena, sono state dichiarate dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, facendole conoscere al turismo internazionale.Un turismo che ha valorizzato anche le attrattive naturalistiche della zona, ricca di acque termali, fiumi, cascate e caverne.

Per arrivare in questa affascinante regione vi consiglio di contattare un'agenzia boliviana, dato che non ho trovato viaggi organizzati in Italia che prevedessero la visita alle cosiddette “città missionarie" .

Un turismo che ha valorizzato anche le attrattive naturalistiche della zona, ricca di acque termali, fiumi, cascate e caverne.
Per arrivare in questa affascinante regione vi consiglio di contattare un'agenzia boliviana, dato che non ho trovato viaggi organizzati in Italia che prevedessero la visita alle cosiddette “città missionarie".

La nostra storia però non è terminata, continua e ritorna in Italia. Infatti a Limana, in provincia di Belluno, si è costituito nel 1995 il “Domenico Zipoli Ensemble” , un gruppo vocale e strumentale che esegue il repertorio musicale del XVII e XVIII secolo delle Riduzioni Gesuitiche rimasto sepolto per secoli nella foresta boliviana, con concerti in Italia e all’estero, compresa l’America Latina.

Un turismo che ha valorizzato anche le attrattive naturalistiche della zona, ricca di acque termali, fiumi, cascate e caverne.

Per arrivare in questa affascinante regione vi consiglio di contattare un'agenzia boliviana, dato che non ho trovato viaggi organizzati in Italia che prevedessero la visita alle cosiddette “città missionarie" p="">Secondo la definizione del gruppo musicale, “non è musica eseguita secondo i canoni europei, cantata o sussurrata nelle chiese e nei salotti. La musica rispecchia le caratteristiche del barocco europeo (soprattutto italiano e tedesco) ma ad eseguirla erano poveri Indios abituati a cantare ad alta voce le loro lodi e confermare così la loro nuova fede. Esprimevano la loro gioia di vivere in maniera forte ed aperta per superare i suoni della foresta, la forza del vento ed il cantare degli uccelli.”

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04.06.2011 by Mariella Moresco
Paese: Bolivia
Viaggio in Bolivia
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