Santa Ana de Coro, la capitale dello stato venezuelano di Falcón, è nota sia per essere stata nel corso della sua storia al centro di diverse culture: da quella indigena fino all'attuale, prettamente caraibica, passando per l'acquisizione di tratti tipicamente europei all'epoca della colonia, sia per le sue bellezze architettoniche, grazie alle quali è stata proclamata dall’Unesco Patrimonio della Umanità.
Un elemento costruttivo tipico della città è un tipo di casa, chiamato El Bahareque: una costruzione dalle pareti e dai tetti di canne sostenute da travi di legno, di basso costo e resistente ai sismi, efficiente risultato dell'incontro tra la tecnica costruttiva indigena e quella dei conquistatori spagnoli, che riunisce in modo del tutto originale la semplicità dei suoi interni, dalla tipica frescura, e la ricchezza decorativa delle facciate dai ricchi portali e le finestre evidenziate da linee colorate o coperte da artistiche grate di legno e, caratteristica unica in tutto il paese, che si appoggiano direttamente al suolo.
Fa eccezione la Casa de las Ventanas de Hierro (la casa dalle finestre di ferro), conosciuta proprio per questa sua particolarità, che all’epoca destò scalpore per il costo del materiale, importato dalla Spagna, e degna di essere visitata per ammirarne il bel portale di ingresso barocco, alto otto metri e con decorazioni in gesso che richiamano quelle di una chiesa, ma straordinariamente leggiadre e sicuramente tra le più belle di tutti i Caraibi.
Attualmente ospita il Museo de la Tradición Familiar, con mobili e arredamenti dell’epoca coloniale.
A soli dodici chilometri da Santa Ana si trova La Vela, località con un grande significato simbolico per la storia del paese. Fu infatti qui che il 3 agosto del 1806 sbarcò Francisco de Miranda, recando con sé la bandiera tricolore che aveva ideato durante il suo viaggio a Filadelfia e che fu issata sul forte San Pedro, sventolando per la prima volta sul suolo venezuelano.
Le feste non mancano nel corso dell’anno per rallegrare gli abitanti ed i turisti che stanno scoprendo questa parte di Venezuela. Tra le più sentite e partecipate ricordiamo il Polo Coriano, sicuramente una delle feste folcloristiche più caratteristiche. Di origine andalusa è famosa per il suo “contrapunteo”, ossia il canto improvvisato di due persone che si alternano nel comporre strofe. Ma è ancora a La Vela che ogni anno al 28 di dicembre, il giorno dei Santi Innocenti, si svolge il Día de los Locos de la Vela (Il giorno dei matti de La Vela), una specie di carnevale che vede sfilare i partecipanti con coloratissimi e vistosissimi costumi e maschere sul volto. Ballando e parlando in falsetto per non venire riconosciuti, si divertono e divertono il pubblico con scherzi e pantomime.
Anche le culture indigene ed africane hanno lasciato la loro traccia nelle feste tradizionali della regione: il Tambor coriano, che si protrae dal primo dicembre al 6 gennaio, vede scendere nelle strade i discendenti degli schiavi africani con le loro danze al suono dei tamburi mentre in località Maparari si esegue ancora il Baile de Las Turas, chiamato anche Estercuye, che deriva da antichi riti degli indigeni Jirajaras e Ayamanes e si celebra in occasione della prima raccolta del mais, come ringraziamento per la fertilità della natura e preghiera di intercessione per i futuri raccolti.
L’epoca della cerimonia coincide con la festa in onore della Vergine de Las Mercedes, in settembre, ma mantiene la propria identità e organizzazione, che è affidata ad una specifica società religiosa organizzata gerarchicamente e diretta da un capo e otto aiutanti, il cui mandato viene rinnovato ogni anno.
Il nome di questa festa deriva da quello degli strumenti musicali utilizzati, flauti ricavati dal cranio di animali o da canne e il cui suono è considerato la più pura testimonianza della musica autoctona venezuelana. La danza che accompagna il suono delle turas è organizzata in file di ballerini che scuotono maracas e che si esibiscono intrecciandosi in movimenti circolari, eseguiti con forti percussioni dei piedi sul suolo.
Le donne, nel corso della danza, si fermano davanti al capo della festa e gli offrono fiori e frutta, simbolo di prosperità.