Conan Doyle, il famoso scrittore, “papà” dell’ancora più famoso Sherlock Holmes, agli inizi del ‘900 scrive Il Paradiso perduto, un romanzo ambientato su un altipiano immerso nella foresta amazzonica, dove la vita si è fermata all’era preistorica.
Questo fantastico ambiente naturale non è il frutto dell’immaginazione di uno scrittore e il Paradiso Perduto esiste realmente: è la Gran Sabána, nel sud del Venezuela, una delle regioni più belle ed emozionanti di questo meraviglioso paese dai panorami sconfinati. Nella Gran Sabána, racchiusa nel parco nazionale di Canaima, ricco di acque e di cascate, al confine con la Guyana e il Brasile, vivono quasi esclusivamente gli indios Pemon, in piccoli insediamenti e villaggi.
Ma come faceva il padre di Sherlock Holmes a conoscere il Venezuela e in particolare la Gran Sabána? Molto semplice: Conan Doyle seguì una serie di conferenze tenute a Londra dal botanico Everard Ihm Thurn, che fu il primo a salire sulla sommità piatta del Tepuy Roraima nel 1884, e rimase talmente affascinato dai suoi racconti che decise di ambientarvi il suo romanzo.
Caratteristici di questo altipiano erboso sono i tepuyes, che nella lingua dei Pemon significa “montagne dalla cima piatta", erose da milioni di anni di vento e di pioggia, che hanno scavato profondi canyon, e che si innalzano come vere e proprie “isole”, dove la vita vegetale e animale si è sviluppata in maniera indipendente, creando una sorprendente ricchezza e varietà biologica, che non è ancora del tutto conosciuta, dato che vi sono ancora moltissimi tepuyes dove non si è mai avventurato nessun essere umano.
La più alta di queste montagne è il tepuy Roraima, che si erge come una fortezza alle sorgenti dell’Orinoco. Sulla sua cima l’altipiano, situato a tremila metri d’altitudine, si estende per 16 chilometri con forme particolarmente stravaganti scolpite dall’erosione del vento ed è abitato, se così si può dire, da specie vegetali uniche, che non si trovano in nessun’altra parte del mondo. Non si tratta però di specie superstiti da antiche ere geologiche, ma specie autoctone che, isolate sulla cima della montagna, si sono sviluppate in modo autonomo, favorite dalle abbondanti piogge che cadono in questa regione e che costituiscono l’oggetto di importanti studi scientifici.
Il Roraima è famoso anche per le sue impressionanti pareti a strapiombo, perfettamente verticali. Alcuni piccoli laghi si trovano sulla sua cima, nota anche per il cosiddetto Punto Triple, ossia il punto simbolico dove nel 1931 una commissione internazionale ha fissato l’incontro del confine tra Brasile, Venezuela e Guyana.
Tutta la Gran Sabána e in particolare il Roraima sono meta di esperti scalatori ed escursionisti di alta montagna che, per raggiungere la cima del Roraima, data la fragilità del suo ecosistema, devono affidarsi a guide autorizzate e provvedere a un adeguato equipaggiamento che permetta di vivere in completa autonomia.
Ma anche semplici amanti della natura, che naturalmente non affronteranno la faticosa scalata di 6 giorni necessaria per conquistare il Roraima, possono ammirare molte altre meraviglie, tra le quali delle cascate tanto alte che l’acqua, prima di giungere al suolo, viene polverizzata dal vento.
Un viaggio nella Gran Sabána regala veramente a tutti i visitatori l’emozione di un tuffo nel “paradiso perduto”.