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E’ recentissima la scoperta emozionante di resti archeologici nella foresta della Moskitia, nella zona caraibica del paese. L’importanza e le modalità del ritrovamento sono a dir poco entusiasmanti.
Durante alcune riprese aeree finalizzate alla produzione di un documentario, sono stati individuati quelli che potrebbero essere i resti della “Ciudad Perdida” o “Ciudad Blanca” (Città Perduta o Città Bianca), una antica città maya. Se così fosse, sarebbero stati ritrovati i reperti del centro principale (un luogo sacro e cerimoniale) di una antica civiltà che, secondo quanto tramandano gli indigeni Pech, costruiva enormi edifici in pietra bianca decorati con gigantesche figure di animali ed esseri umani.
Comprensibile l’entusiamo degli archeologi, che sperano di trovarsi di fronte alla “scoperta del secolo”, soprattutto se si considera che la zona del ritrovamento è di difficilissimo accesso, circondata da una foresta tanto fitta da essere conosciuta come “l’Amazzonia del Centroamerica”.
L’Instituto Hondureño de Antropología e Historia ha riconosciuto la difficoltà del recupero di ulteriori dati e l’organizzazione delle ricerche e degli scavi, che si prevede dureranno addirittura decine d’anni e non potranno essere iniziati prima dell’individuazione esatta del sito.
La Moskitia, regione dove è situata la Riserva della biosfera del Río Plátano, tutelata come Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, è infatti ricoperta di fitte foreste ricche di tesori naturalistici e di numerosissimi ecosistemi che comprendono oltre 500 specie di piante e 750 specie di uccelli, oltre a giaguari, scimmie, tapiri, delfini d’acqua dolce, tartarughe marine. Nella zona vivono cinque gruppi etnici: mismitos, tawahka, pech, garífunas e ladinos.
Facente parte dell’insieme dei paesi del Mundo Maya (ricordiamo l’importanza del sito archeologico di Copán) l’Honduras, secondo le stime degli studiosi, nella sola zona della Moskitia potrebbe celare nel folto delle sue foreste oltre 200 siti archeologici non ancora individuati.
