Situata a 2800 metri di altitudine, sul fondo di una vallata circondata da vulcani, la spettacolare parte antica di Quito costituisce il centro storico più vasto di tutta l’America Latina.
Le sue numerose chiese, monasteri e cappelle coloniali, piazze e musei, deliziosi patii ed edifici postcoloniali insieme a pregevoli esempi dell’architettura di inizio ‘900 e a realizzazioni più moderne, fanno di questa bella città un luogo di grandissimo valore storico e architettonico.
La Plaza de la Independencia o Plaza Grande, nel centro storico, è il cuore dell’intera città e su di essa si affacciano i simboli del potere politico e religioso: la cattedrale, il palazzo presidenziale, il palazzo arcivescovile e quello municipale. Si può dire che qui siano passati tutti i fatti ed i personaggi più importanti della storia non solo della città ma dell’intero Ecuador.
Il palazzo presidenziale è conosciuto come Palacio de Carondelet, dal nome del barone Luis Héctor de Carondelet che lo fece costruire come sede del governo coloniale. Conquistata l’indipendenza dell’Ecuador nel 1824, il palazzo divenne una sede del governo della Gran Colombia e in questa sua veste ospitò Simón Bolívar che, ammirato dalla sua eleganza, volle riconoscerne il merito al fondatore, dandogli il suo nome.
Continuando la visita della città, si arriva alla chiesa della Compagnia di Gesù, uno dei migliori esempi del barocco latinoamericano, con motivi ornamentali ispirati alla natura americana e intagliati in pietra vulcanica, vicina alla chiesa di San Francisco, la più antica di Quito, iniziata solo alcune settimane dopo la fondazione della città, avvenuta nel 1534. Una curiosità: pare che il suo fondatore, il francescano Fray Jodoco Rico, sia stato il primo uomo a seminare il grano in Ecuador.
Di grande interesse è il Museo de Mindalae, il museo Etnohistórico de Artesanías del Ecuador, con una raccolta ricchissima dell’artigianato delle culture indigena, meticcia ed afroequatoriana e assolutamente imperdibile è il Museo Guayasamin, ospitato nella casa del grande pittore di origine indigena e che raccoglie le sue collezioni personali di manufatti precolombiani e le sue bellissime opere di intensa partecipazione al dolore ed alla miseria umana, che esprimono la lotta, la tenerezza e l’ira. A questo sentimento di rivolta contro la violenza dell’uomo su altri esseri umani, Guayasamin ha dedicato la gigantesca opera "La Edad de la Ira" (l’età dell’ira), composta da diversi gruppi tematici di grandi tele dai colori forti che sembrano infondere vita alle grida della disperazione umana.
Il maggior progetto artistico del grande maestro, deceduto nel 1999, è la Capilla del Hombre (la Cappella dell’Uomo), una struttura ispirata ai templi incaici, che conserva un murale rimasto incompiuto sulla storia dell’uomo americano, dalla preistoria alla contemporaneità, espressione del sogno di questo grande artista nei valori della pace e della libertà per ogni uomo.